Youtubbing
Sono quasi le dieci, non ho più voglia di disegnare, non ho voglia nemmeno di dormire ma tra poco bisogna. Controllo per l’ultima volta la mail e Instagram, che oggi è l’unico social network che uso davvero. Nelle storie di qualcuno vedo il cartellone di uno di quei festival americani in cui suonano tutti i gruppi a cui potreste pensare in un certo genere. Nel caso concreto: indie-emo dei primi anni duemila. Tra cui appunto Rilo Kiley, che hanno annunciato una reunion e stanno per partire in un giro di concerti. Io non posso dire di essere uno di quelli che si sono goduti i Rilo Kiley nel momento in cui esistevano, e anche adesso non è che ci vada pazzo, però ieri sera pensavo che non avevo mai sentito una versione dal vivo di A Better Son/Daughter. A Better Son/Daughter è il loro grande singolo, e l’unica vera ragione per cui li preferisco a qualche altro gruppo di area indie dell’epoca che invece ho continuato a ignorare; ma è anche una delle canzoni più belle del rock americano e se non fosse stata ripescata da tutto il giro di film e telefilm e show che l’hanno inclusa in colonna sonora, ci sarei passato sopra. Comunque vado su YouTube a vedermi cosa trovo, e in realtà si trova poca roba: la band ha smesso sostanzialmente di esistere alla fine degli anni duemila, appena prima dei video con qualità quasi-pro ripresi dalle prime file. Ne guardo un paio, e poi qualche video della stessa canzone eseguita da Jenny Lewis solista. Rifletto un secondo su cosa fare ora. Come tutti ho un appunto di prendermi il tempo per guardare Adolescence su Netflix e (con tutta probabilità) trovare qualche motivo per lamentarmi, e potrei mettermi almeno l’inizio di una puntata e vedere se mi addormento o riesco a vederla; nell’attesa di capire se ho voglia di farlo decido di vedere un live dei Soundgarden, epoca reunion, proposto tra i video sotto. Resisto mezza canzone prima di cercare una versione di Last Exit (Pearl Jam) che si vede a un certo punto su PJ20, e ok. Non sono davvero soddisfatto della cosa. Dai Pearl Jam ai REM per me il passo è un po’ automatico
(andrebbe spiegata: al di là delle parentele di suono e dell’amicizia personale tra i membri delle band, avevo comprato il DVD Touring Band dei PJ e il DVD Perfect Square dei REM a una settimana di distanza, e per diversi mesi ho guardato quei video con frequenza molto intensa)
(nota bene: oggi entrambi i DVD sono caricati integralmente su YouTube, uno può vederseli quanto e come preferisce, e sono solo uno dei tantissimi live integrali di questi gruppi caricati sulla piattaforma)
e insomma, così mi vedo qualche canzone dal vivo dell’epoca 2000 circa, e poi decido di spararmi la famigerata reunion di qualche settimana fa al concerto della band di Michael Shannon. A proposito, visto che son qui a guardare roba successa recentemente metto su il Tiny Desk di Saya Gray (non ho idea del perché continuo ad ascoltare Saya Gray), poi mi guardo Ethel Cain su KEXP, bellissimo concerto ma sento che sto per addormentarmi -a questo punto si stanno avvicinando le undici, e ragionevolmente dovrei andarmene a letto, ma non voglio ancora farlo perché in qualche remoto angolo del cervello ho come l’idea che la giornata non abbia ancora espresso il suo pieno potenziale, che ci sia -boh- qualcosa dietro l’angolo. Cerco d’istinto i Social Distortion, mi guardo un paio di versioni di Prison Bound, poi passo a un concerto (mi pare Woodstock) di Mike Ness solista. Da lì c’è un passaggio obbligato su Springsteen unplugged e siccome sono andato troppo sul cafone mi vedo un video degli A Tribe Called Quest e una decina di minuti di Mixmaster Mike che fa numeri col giradischi, ed essendo un genere di cui mi frega poco vado avanti per una mezzoretta a guardare gente skillatissima che mixa dal vivo, senza mandare a memoria un nome che sia uno. A un certo punto tra i mix sento una parte vocale di Dave Gahan e mi rendo conto di non avere mai visto una versione live dei pezzi dell’ultimo disco, eccezion fatta se vogliamo per l’ospitata che fecero a Sanremo (meglio dimenticarla). Le versioni live non sono un granché, e quindi in realtà passo da una all’altra senza soluzione di continuità. Territori contigui: Underworld, Daft Punk alive 2007, poi torno indietro. Provo a vedermi quel live stream dell’ultimo disco dei Cure, sento che la palpebra s’abbassa un po’, lì però siamo in zona lenti avvolgenti e volendo anche postrock, e quindi un video dei Mono ci scappa, poi ovviamente Neurosis -e lì sento che sto girando a vuoto e forse è ora di andare a letto. Guardo l’orologio e cado nel panico: è passata l’una, tra cinque ore devo svegliarmi (quattro e tre quarti, a dire il vero: mia figlia ha chiesto di svegliarla prima perché vuole organizzare dei pesci d’aprile, non voglio approfondire). Me ne vado a dormire con la foga addosso, sapendo che domattina mi alzerò senza voglia di vivere e tutto quello che ho ottenuto in cambio è di aver visto dei video di gente che suona, che nella maggior parte dei casi avevo già visto prima. Niente di nuovo.