wrap-up 2021: PROPOSITI PERSONALI PER STARE MEGLIO SU INTERNET IL PROSSIMO ANNO
Manuale autoimposto di comportamento per evitare incazzature a gratis senza dover cancellare l'account di Instagram e simili
“Vade retro, ritorna dal tuo creator”
Marracash, COSPLAYER
Quella che segue è una serie di propositi per il nuovo anno, di obiettivi personali che mi sono posto in merito alla mia permanenza su internet (l’unico posto che continuo a frequentare con regolarità, eccezion fatta per il circolo ARCI vicino a casa dove comuqnue passo un massimo di sei minuti a sera a parte i rari casi in cui qualche alcolizzato cerca di attaccarmi la pezza o i figli dormono già e danno una partita in chiaro alla TV), e che mando via mail perché 1 ho voglia di mandare un episodio della newsletter ma non ho ancora messo insieme una classifica sensata di fine anno, 2 nel caso in cui mi trovassi a non tener fede ai propositi qualcuno me lo potrà rinfacciare e 3 magari a qualcuno fa piacere leggere questo genere di cose, voglio dire, c’è di tutto in giro.
NON INCAZZARMI PER QUALCOSA CHE SUCCEDE IN TELEVISIONE
La TV è un mucchio di merda, mi spiace dirlo così e spero non vi offendiate se lavorate in TV. Non è colpa vostra, è colpa del formato. C’è un botto di gente con due palle tante, la stragrande maggioranza degli intellettuali italiani del dopoguerra, che ha provato a cambiare le sorti del mezzo, riuscendoci solo in parte (*solo in parte* nel senso di *non*). E c’è un sacco di roba di qualità in televisione, anche oggi, anche in questo momento, sta andando in onda su qualche canale un approfondimento che probabilmente cambierà la vita a uno o più spettatori. Ma d’altra parte sono abbastanza convinto che la vita di questi spettatori non cambierà davvero se una volta finito il programma di approfondimento non si prenderanno il disturbo di approfondire, quindi insomma, la TV è senz’altro un buon punto d’ingresso su una strada che dovremo comunque percorrere con altri mezzi. Per il resto del tempo è un contenitore di roba perlopiù orrenda e/o l’agghiacciante riflesso dell’agghiacciante mondo che la mentalità televisiva ha contribuito in maniera determinante a creare. Nell’epoca che viviamo abbiamo peraltro il privilegio di assistere al lento stillicidio sia della televisione che del mondo creato dalla televisione. Il sistematico fallimento del tentativo di suscitare un blando interesse nelle nuove generazioni è inasprito dal fisiologico bisogno di abbassare continuamente il livello per continuare a generare una parvenza d’interesse nel mercato ipersaturo dei clienti odierni; questo ha generato un presente della televisione nel quale si sprecano esaltanti momenti di pornografia della miseria umana, ed è facilmente prevedibile che questa caratteristica di follia random si inasprisca in futuro, perdendo progressivamente il contatto con la realtà e creando una nuova versione del vero, allegorica e priva di senso e totalmente incentrata su una imminente fine del mondo che possa essere adeguatamente raccontata, appunto, dalla fine della TV. Succederà quindi anche nel 2022 di venire a contatto con programmi/clip televisivi contenenti disinformazione, apologia del fascismo, omofobia, insulti strutturali alla povera gente, mentecatti che palpano il culo in diretta alle giornaliste fuori dallo stadio, romanticizzazione dell’omicidio e altra roba simile, perché è roba perfetta per quel contenitore e per i clienti di quel contenitore (gente di età avanzata che ha imparato a stare al mondo guardando delle immagini dentro una scatola). La sfida per il prossimo anno è di non incazzarsi per questa purtroppo fine imminente ed ignominiosa.
NON INCAZZARMI PER IL TITOLO DI UN ARTICOLO SENZA AVER PRIMA LETTO L’ARTICOLO
Essendo uno che passa quasi tutto il suo tempo libero su Twitter, ho sviluppato una capacità sensazionale di leggere un periodo di 250 caratteri e considerarlo il riassunto esaustivo di un trattato di filosofia della scienza. Il babbo di un mio amico, bibliofilo accanito, mi disse una volta che gli bastava leggere l’indice di un libro per farsi un’idea precisissima del contenuto e della qualità e della prosa del libro stesso, ma che non riusciva comunque a smettere di comprare nuovi saggi che riguardavano i suoi argomenti preferiti (un argomento trattato molto bene da Polanski nelLa nona porta, se lo chiedete a me, altra grande lezione sui tratti comuni tra bibliofilia e tossicodipendenza da eroina). Dicevo, questo istinto/tensione naturale a riempire i buchi della narrazione è ampiamente condiviso dalla classe intellettuale della mia generazione, che ha imparato ad aggirare i paywall dei quotidiani online senza dover ricorrere a stratagemmi -più semplicemente, leggiamo il titolo e decidiamo che l’articolo parla di questo questo e quest’altro. Purtroppo, per quanto questo skill sia sviluppato e complesso, e meritevole di ulteriore analisi, c’è un margine d’errore abbastanza grosso. Il fatto di scrivere ancora per una rivista di musica, peraltro, mi pone di fronte a un paradosso abbastanza evidente: scrivere un buon articolo impegna diverse ore, pensare un titolo per l’articolo richiede un tempo che va dai 5 ai 40 secondi. Ed è vero che non sono particolarmente conosciuto per la mia capacità di sintesi, ma se qualcuno prende i titoli degli articoli che scrivo e li espande, non credo ottenga nulla di simile a quello che c’è scritto nell’articolo. Il proposito personale per il 2022 è di smettere di fare questa cosa: dovessi venire triggerato dal titolo di un articolo, mi impegno a leggere l’articolo prima di rodermi il culo. O magari a non leggere l’articolo, da cui il prossimo punto:
NON INCORAGGIARE LE PUBBLICAZIONI IN CERCA DI CLIC
Gli studi di settore rivelano che newsletter Bastonate Per Posta è seguita da un pubblico ricercato e di classe, e quindi è ragionevole che le persone a cui sto scrivendo in questo momento non siano tra quelli che vedono un articolo intitolato “Guarda il video in cui questa donna accusata di omicidio beve una bottiglia di piscio umano” e fanno clic. Io purtroppo lo faccio, o comunque l’ho fatto per un sacco di tempo, perché l’animo umano è debole e abbiamo bisogno di stimoli di un certo tipo per andare avanti (ho veramente visto un video in cui una donna accusata di omicidio beveva una bottiglia di piscio umano) (noiosetto. 5.2). Questa attrazione per il sordido è alla base dei comportamenti di molti quotidiani e riviste altrimenti rispettabili che si lanciano in operazioni di bassa macelleria per aumentare il traffico, lanciando contenuti sui social in modo intenzionalmente atroce per fomentare il dibattito o, come dicevano negli anni ottanta, provocazione. Si tratta di un modello giornalistico che aveva successo tra la metà degli anni zero e la metà degli anni dieci, spinto principalmente da Vice Media (che alternava articoli interessantissimi e idiozie senza senso) ed oggi diffuso al punto da aver infettato qualunque pubblicazione di area vagamente pop, ragion per cui ad esempio sulla homepage di Rolling Stone Italia al momento sono presenti articoli intitolati “Sanremo è inclusivo, ma non in quel senso”, “L’ultimo problema del 2021 è la penuria di Babbi Natale” o “Mollo tutto e apro un Chiringuito non è il solito cinepanettone, figa!” (non ne faccio una questione di qualità, ma la radice culturale è abbastanza evidente). Per dire. Comunque insomma, ho deciso che personalmente non riesco più a sopportare questo indulgere nel truce per nobilitare il resto, e (dopo aver chiuso in via definitiva coi videini softporno sul Corriere della Sega in cui abbiamo accesso a qualche video di atrocità private compiute da persone il cui telefonino è in mano agli inquirenti) da un po’ di tempo ho deciso di boicottare le riviste e i quotidiani che si spingono troppo oltre: quando postano un contenuto particolarmente atroce, mi impegno a non aprire il sito della rivista per due settimane. Non pensavo, ma questo ha aiutato molto il mio umore. Credo pertanto che continuerò a farlo anche il prossimo anno, possibilmente stringendo un pochino lo spettro di quello che ritengo accettabile.
NON DARE TROPPA IMPORTANZA ALLA COMUNICAZIONE
La comunicazione è importante, ovviamente, ed è per questo che un sacco di gente che conosco ci lavora e ci si specializza e tiene corsi su questa cosa del comunicare, e suppongo che aver finalmente riconosciuto quanto è importante la comunicazione nel nostro quotidiano ha fatto sì che qualcuno si lasciasse prendere la mano e oggi ci troviamo in una situazione nella quale la realtà e la sua rappresentazione sono -per una quantità imbarazzante di persone intelligenti- la stessa cosa. è lo stesso atteggiamento per cui anche tra appassionati musicali esistono scontri tra quelli che dicono “l’hip hop non è musica” e quelli che dicono “l’hip hop è l’unica musica possibile”, e uno si sente in dovere di scegliere quale di queste due affermazioni sbagliate è meno sbagliata dell’altra affermazione sbagliata. Sembra un’idiozia, ma ci troviamo dieci volte al giorno di fronte a questi aut-aut. Questo utente di Twitter ha detto o non ha detto una cosa offensiva? Le scuse di questo utente di Twitter nascondono forse un desiderio d’impunità e/o possono essere lette come un rincaro sulla posta? Eccetera. La gente dice un sacco di cose assurde su internet, presenti inclusi, un po’ perché internet e la comunicazione in generale non sono la vita vera, e un po’ perché (anche se lo fossero) l’essere umano e la vita non sono una coppia particolarmente affiatata. Il proposito del 2022 è cercare di cercare di distinguere meglio la realtà e la comunicazione. Questa cosa che mi dà fastidio è una cosa che qualcuno sta facendo o è solo una cosa che qualcuno sta dicendo? E via di questo passo.
NON DARE FIDUCIA A CHI VENDE ROBA
Questa a dire il vero è una questione abbastanza spinosa, strettamente legata ma diversa. suppongo sia pacifico che una parte molto sostanziale di politica si stia spostando sui social, e suppongo sia pacifico che tutti quanti teniamo famiglia eccetera eccetera, e che c’è un modo giusto di affrontare qualunque discorso. Ma dall’altra parte nell’ultimo lustro ci passano quotidianamente davanti agli occhi delle situazioni in cui il conflitto d’interessi tra attivismo politico e bottega è talmente ramificato che il Berlusconi II al confronto sembra Albymakeup. Pensando in prospettiva ad un mondo nel quale, finché essere progressisti non passerà di moda, il 50% del budget delle popstar (in senso molto esteso) viene/verrà scialacquato per pagare dei content creator specializzati nel rendere piacevoli e impegnati tutti i discorsi in cui questi si proveranno ad avventurare, l’unico modo di evitare spiacevoli incidenti mi sembra sia stare lontano dall’impegno politico dei Mastrotas; giusto così, per avere l’illusione di un mondo in cui tutti ‘sti neohater del capitalismo si prendano il disturbo di lasciare per terra una banconota di quando in quando.
Mando tutto senza rileggere. Se avete obiezioni od opinioni o commenti, sarei felice di leggerli alla solita mail (disappunto@gmail.com)