L'oroscopo dei dischi
Teoria -probabilmente sbagliata- per cui il valore di un disco è irrimediabilmente legato al mese in cui esce
CAPRICORNO - ACQUARIO
Venerdì 7 gennaio, data settimanale di uscita dei nuovi album, inizia la routine annuale. I più scaltri ci si sono già messi subito dopo capodanno, ma oggi davvero non ci sono più scuse. Abbiamo fatto la lista dei più bei dischi e dei più bei concerti dell’anno scorso, li abbiamo messi bene in fila e ci siamo crucciati un pochino di non aver avuto il tempo materiale di ponderare ben bene i dischi usciti a dicembre, un mese che per qualche motivo negli ultimi anni è tra i più fruttuosi a livello di uscite musicali -soprattutto gli underdog, le cose inattese. E così, insomma, s’inizia da quelli. Si pensa, ok, mi porterò qualche disco dell’anno scorso nella prima heavy rotation del nuovo anno. A volte ce la facciamo, a volte no. Le prime settimane di gennaio sono timide a livello di uscite discografiche, forse per via dei postumi della sbronza, ma ci si accontenta. Un disco uscito a gennaio è come i flirt di una notte -se sei single vanno più che bene ma non facciamo troppi castelli in aria. Ma tra la fine del mese e l’inizio di quello successivo s’inizia a fare una cernita. Che anno sarà, dal punto di vista della musica? Cosa voglio ascoltare? Cosa sto ascoltando? La risposta si formula a partire da un algoritmo, complesso ma non inarrivabile, che mette in relazione il riassunto dell’anno passato con le prime indicazioni di cosa sarà il presente. Tutti i dischi sembrano ancora uniti da un filo invisibile, una volontà inconscia che ha governato le scelte di artisti e gruppi che in apparenza non hanno alcun legame ma stanno remando tutti nella stessa direzione. È possibile raccogliere questi pattern e formare una teoria musicale che mi permetta di prevedere, o comunque godermi, la musica dell’anno che verrà?
Mh.
PESCI – ARIETE
A febbraio ci si ferma una settimana per via di Sanremo, che comunque è necessario a dare la direzione musicale di quell’elseworld della cultura italiana che ci piace chiamare Paese Reale. Per capire con esattezza quale sia il livello culturale del PR occorre innanzitutto sapere se Blanco arriverà in classifica prima o dopo Elisa: nel primo caso il paese ha fame di contemporaneità, nel secondo parliamo di una cultura irrimediabilmente impantanata nel “nuovo” di 25/30 anni fa. Ma Sanremo serve anche e soprattutto a tirare il fiato e a fare da cerniera tra il momento in cui l’anno in corso non ha ancora dato veri e propri segnali e il momento in cui i primi segnali ci sono e tocca iniziare a farsi delle opinioni. Così tra la fine di febbraio e i primi di marzo le temperature iniziano a salire, il ghiaccio si sghiaccia e ci si può avventare nei primi giudizi davvero avventati -questo disco è BELLISSIMO, l’ho sentito mezza volta, quest’altro FA CAGARE ma magari poi lo riascolto. Respiriamo l’aria / è la primavera (Fabrizio De Andrè). Marzo e aprile sono mesi per i dischi importanti, dischi per i quali la riserva sembra potersi sciogliere, favorita da mere questioni di calendario. La questione è questa: un grande disco uscito i primi di gennaio può essere strascico dell’anno precedente o squarcio sul futuro, ma di solito non ha la forza culturale di rimanere nei nostri pensieri fino a che non dovremo iniziare a stilare i bilanci di fine anno.
TORO - GEMELLI
A maggio le temperature iniziano a scaldarsi e perfino i più coriacei misantropi musicali si sentono costretti ad uscire di casa. I primi veri appuntamenti con il Pianeta Terra possono rivelarsi devastanti, ridiscutere completamente il mood oscuro di alcuni dei dischi su cui ci siamo già spesi emotivamente e farli finire in un cassetto dentro il quale rimarranno per il resto della loro vita -emblematico per me il caso dei Black Country, New Road -disco del 4 febbraio 2022, che da una parte conferma il gruppo e dall’altra sorprende, ma non riesce a coesistere con le prime giornate in maglietta a maniche corte. E ovviamente a questi dischi se ne sostituiscono altri, suoni più pieni e gioviali e sintetici e chitarre alte e buoni per stare bene mentre beviamo intrugli e guardiamo persone più esteticamente gradevoli di noi che azzardano un passo di danza. Maggio è un buon mese, fatto di riscoperte e di seconde valutazioni, in cui siamo davvero disposti a dare un’occasione agli artisti che si sentano in qualche modo propensi a raccoglierla, nella segreta speranza che possano traghettare il nostro umore fino alla fine dell’estate. La quale, come sappiamo tutti, porta enormi vantaggi e svantaggi.
CANCRO - LEONE
Perché già a fine maggio le classifiche iniziano a sporcarsi d’estate, cioè di quella stagione del cuore in cui per qualche motivo le popstar del nostro paese hanno bisogno di uscire con un pezzo che parli di spiaggia e di ballare e amori d’una notte sola con almeno una parola in spagnolo nel ritornello ed inserti latini nella base. Un goccio di flamenco qui, due parti di reggaeton lì, tutto fa brodo come nella caipiroska. Naturalmente tutto questo non ci riguarda, perché noi siamo teste indipendenti e non abbocchiamo all’amo del nastrone da spiaggia; ma questo non toglie che nessun artista a cui la più scalcinata delle webzine riconosce un briciolo di credibilità si sogna di uscire con un disco nei mesi di luglio e agosto, forse perché la rettitudine con cui ci rifiutiamo di cedere al malefico influsso latino comporta una chiusura che ci impedisce di apprezzare la musica in generale (fate uscire le Wet Leg a metà luglio e vedete se arrivano nella top ten inglese). E così Ferragosto è diventato un limite ideologico insopportabile in Piemonte quanto sulla riviera romagnola: qui almeno abbiamo il privilegio di osservare le città di mare che si contraggono per gestire la tarda stagione in maniera credibile, nel resto del paese sono tutti soli e incazzati neri e convinti di non aver vissuto per un mese e mezzo.
VERGINE – BILANCIA
È in questo clima di ansia del non esser mai esistiti che settembre e ottobre vengono a curarci, con una messe di nuove uscite a cui teoricamente non saremmo pronti, ma che in pratica accogliamo come una vera e propria salvezza dell’animo. Tre-quattro dischi bellissimi a settimana per ciascuno di noi, un po’ perché inizia ad essere ora di tirare i remi in barca e un po’ perché poi ci sono gli esami di settembre e la stagione autunnale al lavoro e ricomincia il campionato e la tua squadra che ha perso due-tre giocatori fondamentali e li ha rimpiazzati con due grandi promesse che l’anno scorso partivano in panchina nell’Avellino. Ottobre è indistinguibile da settembre se non nell’ineluttabile coscienza, sempre più evidente, che le cose stanno per finire ed è ora di iniziare a impacchettare tutto un’altra volta: i dischi che dovevano uscire sono tutti più o meno usciti, e quel che succederà da qui in poi non darà all’anno musicale un sapore diverso da quello che ti senti già in bocca.
SCORPIONE - SAGITTARIO
E così s’inizia a chiudere bottega, ed escono le prime playlist di fine anno, e ci si scanna un pochino su quanto sia buono il disco di questo rapper rispetto a quello di quel gruppo post punk, e alla fine si decide e si fa un bilancio. È un po’ come ripercorrere la propria vita nell’ultimo anno, analizzare vittorie e sconfitte e promettersi che l’anno prossimo ci metteremo un po’ più grinta. Certo, a questo punto non ci frega più nulla di quel che era successo l’anno prima, e a 5 anni di distanza non c’è alcuna ragione per distinguere tra i dischi del settembre 2016 e idischi del febbraio 2017. Questa idea legata all’assenza di senso e allo stordimento generale della cultura umana serve un po’ a farci dubitare del senso ultimo delle cose e un po’ a prepararci al clima ovattato delle feste natalizie, in cui vuoi per la stanchezza con cui si chiude l’anno vuoi per Mariah Carey, sembra non succedere nulla di particolare a dispetto del fatto che escano cinque o sei dischi bellissimi a settimana. Poi tra Natale e la Befana si finisce d’impacchettare e si ricomincia, pimpanti e guardinghi, a vivere un nuovo anno.
_
Non credo all’astrologia a parte quando dice che i maschi del mio segno zodiacale sono dotati di un fascino magnetico irresistibile e addominali da urlo, ma l’ossessione collettiva per i bilanci annuali legati alla musica ha cambiato i miei bioritmi al punto da permettermi di vedere a occhio nudo un ciclo delle stagioni musicali che influisce in maniera determinato sulla mia buona disposizione, sull’entusiasmo e sulla disillusione con cui affronto le nuove uscite discografiche, e ci sono così dentro da aver iniziato a percepire lo stesso comportamento in tutta la classe di fanatici con cui ho a che fare. Magari è una cosa che mi sto solo immaginando. Magari no.
_
NOTA DI SERVIZIO (SPAM)
Da qualche mese ho messo in piedi un piccolo progetto Instagram. Si chiama Il Basso Sfasciato e racconta una serie di storie legate all’incontro tra le immagini e la musica. La trovate QUI: se vi va di cliccare follow e segnalarla a qualche amico, ne sarei grato. Se volete mandarmi una storia da pubblicare, potete usare questa email.