gli esperti di musica che parlano davanti alla loro collezione di dischi
Se siete flippati coi meme avete abbastanza familiarità con la frase you can’t unsee it. Una volta che qualcuno traccia i contorni del culo della ragazza nel poster del Re Leone non puoi disvederlo, non puoi tornare al periodo in cui il tuo cervello non aveva ancora registrato questa informazione. Una cosa simile succede ad esempio quando scorri le pagine a tema come Scrittori che si tengono la testa: in tutte le foto di scrittori che vedo mi viene naturale controllare se lo scrittore si sta tenendo la testa o no. Ecco: avete mai fatto caso, quando guardate i documentari musicali, a quanti artisti o giornalisti o personaggi della musica vengono ripresi mentre parlano davanti alla loro collezione di dischi?
Sia ben chiaro: io non ho nessun problema coi collezionisti. Ho conosciuto gente a un passo dalla pazzia, persone che hanno dovuto fare interventi strutturali alle loro case per evitare che collassassero sotto il peso dei libri o dei dischi che avevano accumulato lungo la vita, e mi sono sempre trovato bene -non voglio dire di invidiarli ma li rispetto profondamente, e molti di loro ho potuto frequentarli, ho potuto abbeverarmi ai loro pozzi, ci ho discusso di musica assieme e ci ho guadagnato in cambio tantissima conoscenza. Sono stato un modesto collezionista di CD io stesso, tra la fine degli anni novanta e la fine degli anni dieci, poi la musica liquida ha avuto la meglio. Il documentario musicale (una forma cinematografica in grossa crisi, peraltro) usa questa evidenza empirica per creare una sorta di rispettabilità posticcia. Magari non hai bene idea di chi sia questo tizio, ma dietro di sé ha una collezione di almeno 1000 vinili e quindi di musica deve saperne. La domanda è: sono i registi di questi documentari a spingere per riprendere le persone davanti alla loro collezione di dischi? O sono le persone a spingere per essere riprese lì e flexare i 40mila euro che hanno accumulato in soggiorno? O magari sono i protagonisti del documentario: puoi invitare chi vuoi a parlare della mia carriera ma assicurati che non ascolti la musica su Facebook.
Poi ovviamente la stragrande maggioranza di queste persone saranno senz’altro in buona fede: i dischi sono la loro vita, e uno viene a girare a casa tua, davanti a cosa ti siedi? Ok. Nondimeno, ora non posso disvederlo e tutte le volte che vedo un tizio che parla davanti ai suoi dischi, che sia un documentario o un video su Youtube o una diretta Instagram, mi viene da pensare a quel giorno in seconda liceo in cui ci contammo in classe e scoprimmo che 20 alunni su 27 indossavano una camicia a quadri.