come Gesù Cristo (se Gesù Cristo si fumasse tre pacchetti al giorno)
Mi è venuta in mente la faccia della gente che lo vide per la prima volta assieme a me. Il tour era quello di Field Songs, il posto era il Vidia di Cesena, vent’anni fa -quasi esatti. La faccia, dicevo. Erano sconosciuti, il posto pieno fino all’orlo, mi ero messo seduto sulla terrazza, di spalla suonava Mike Johnson
-ho sempre sperato che tornasse sul suo palco, Mike Johnson, il partner in crime dei grandi dischi di Lanegan, e in fondo l’ho sempre saputo che non sarebbe successo, ma è facile dirlo adesso-
E poi Mike risale sul palco assieme a tutto il gruppo e a un certo punto arriva anche lui, piantato lì in mezzo, completamente immobile, sigaretta accesa sempre in mano, aggrappato all’asta del microfono come se fosse l’unica cosa che lo tiene in vita. Pendulum, e poi Borracho (sì, mi ricordo ancora la scaletta a mente)
___
La faccia, dicevo. Ce l’avevo anche io, sia chiaro. Avevo già una conoscenza piuttosto profonda dei suoi dischi, di quanto fossero belli, roba da far scomparire gli Screaming Trees, hai detto mica niente, ma i dischi sono una situazione controllata. pare che venissero registrati nei ritagli di tempo, una traccia oggi e una traccia fra un mese, un po’ incastrate tra gli impegni della band principale che fino a Scraps era ancora in vita, e gli impegni del cantante che in quegli anni entrava e usciva da ospedali e cliniche per disintossicarsi. Una vita lunga. Non ho ancora letto la biografia, sta lì, magari la comincioDicevo, la faccia. La faccia è quella della persona che ha visto tanti concerti e si trova davanti a una cosa che non ha mai sentito prima, che non è proprio possibile che esista una voce così, e sì ok è lo stesso che canta nei dischi, ma quando lo vedi dal vivo, la prima volta, in quegli anni. Non lo so. E ti guardi intorno per capire se per caso te lo stai sognando, e invece hanno tutti quella faccia.
Gira una voce su quel concerto, probabilmente è una storia inventata, non lo so, mi piace credere sia vera. In pratica Lanegan e la sua crew vanno a cena prima del concerto in un qualche ristorante-pizzeria del cesenate, e quando è il momento di ordinare Lanegan chiede quale sia il piatto tipico del posto dove si trovano. Lodevole, o almeno credo: diciamo che è una cosa che farei anche io. In ogni luogo dove suono prendo una prelibatezza locale, voglio dire, saran bravi a cucinare il loro piatto forte, no? Però il cameriere sul momento non sa bene cosa rispondere. La cucina romagnola? Gli porti una piadina col salame? Fa un po’ sciatto. E così qualcuno suggerisce di fare le tagliatelle al ragù, che non direi essere proprio una specialità cesena. Oh, sì, perfetto, dice Mark Lanegan, allora io prendo una pizza con le tagliatelle al ragù. E così, insomma, gli portano questa margherita con sopra un piatto di tagliatelle al ragù, voglio dire, è Mark Lanegan, giusto? Lui mangia la pizza, ringrazia, si fa portare al Vidia e suona il concerto della vita. Della mia, intendo.
Comunque insomma il giorno dopo in giro per la mia città era tutta una cosa di gente che non ci credeva, non credeva a quel che aveva visto, e c’era anche un po’ quella paura di quel che sarebbe successo da lì in poi -tornerà? Quando tornerà? Come tornerà? Incontravi gente che era stata al concerto e parlavi di quanto grandioso era stato, e nessuno ci credeva davvero, come se avessimo visto Gesù Cristo -se Gesù Cristo si fumasse tre pacchetti al giorno. Non mi sento di escluderlo. Insomma, stasera Mark Lanegan è morto e nessuno sa bene come andremo avanti da qui in poi.
Grazie di tutto.